Prato perfetto: cosa sei disposto a fare?
In Italia, negli ultimi 30 anni, la cultura del tappeto erboso ha fatto dei grandi passi in avanti nel senso che il desiderio di avere un bel prato (sia per le abitazioni private che nelle pubbliche amministrazioni) è diventato una esigenza sempre più sentita.
Un bel prato, uniforme e fitto, offre indubbiamente un senso di benessere e, inoltre, qualifica sotto l’aspetto estetico le proprietà immobiliari, sia pubbliche che private. Va aggiunto che i benefici sotto l’aspetto ambientale del tappeto erboso sono innumerevoli:
- riduzione della temperatura percepita
- produzione di ossigeno
- protezione dalle erosioni
- assorbimento delle polveri sottili
- assorbimento del carbonio dall’atmosfera
Conseguentemente a questo crescente interesse per il tappeto erboso, si sono sviluppati e diffusi ormai ad ogni livello applicativo sistemi di supporto e gestione che si rendono necessari nel nostro clima mediterraneo, e che sono soprattutto facilitatori nella gestione del prato; mi riferisco agli impianti di irrigazione automatici o semi automatici, e allo sviluppo di rasaerba sempre più efficaci fino ad arrivare negli ultimi anni a sistemi di sfalcio del tappeto erboso robotizzato.
La disponibilità di poter accedere all’acquisto di fungicidi e diserbanti, fino a qualche anno fa disponibili a tutti, ha senz’altro contribuito al miglioramento qualitativo sotto il punto di vista puramente estetico del tappeto erboso.
Questo bisogno da parte delle persone verso il tappeto erboso ha inoltre stimolato il mercato che ormai offre, con altissima competenza tecnica, tutti i prodotti per la realizzazione e gestione del prato, dalle sementi, al prato in zolla, dai fertilizzanti sia granulari che liquidi, ammendanti, per arrivare anche a prodotti per la gestione del prato che abbiano un impatto minimo o nullo per l’ambiente.
Questi aspetti elencati hanno portato negli anni ad un reale incremento nella qualità dei tappeti erbosi che tutti noi possiamo apprezzare nelle nostre abitazioni, nei parchi, negli impianti sportivi e nelle aree ad uso pubblico, tanto da avvicinarsi di molto al raggiungere una qualità perfetta. Considerando poi che il nostro clima è senza dubbio più “difficile” rispetto al clima anglosassone dove la cultura del prato è nata, questo rende più qualificante il lavoro svolto in questi anni a dimostrazione di una diffusa competenza in materia.
Tuttavia, giusto il tempo in questi ultimi 4/5 anni di far imparare a molte persone come gestire il prato, che le cose sono cambiate. E forse dire solo che sono cambiate non rende bene l’dea, in quanto durante questo ultimo lustro le cose sono state stravolte nei riguardi della gestione del tappeto erboso (e per fortuna, mi sento di aggiungere).
Le normative europee che regolano l’utilizzo dei fitofarmaci sono diventate molto restrittive e ora, solo se una persona ha un’abilitazione all’acquisto può recarsi in un negozio specifico per acquistare fitofarmaci. Inoltre, la crescente sensibilità verso il rispetto dell’ambiente, le limitazioni all’utilizzo di acqua per irrigazione, la diffusa percezione che per avere un bel prato nei nostri climi richiede uno sforzo importante, hanno messo a mio avviso in crisi un sistema manutentivo del prato che era ormai consolidato. Sono dell’idea che il concetto di “prato perfetto” ormai sia superato, è diventato un concetto obsoleto, a volte addirittura sorpassato.
Ho modo di confrontarmi con professionisti ed appassionati di giardinaggio, sempre più spesso negli ultimi tempi, e sento che sono appesantiti da questa idea di riuscire ad ottenere un prato perfetto.
Molti professionisti ormai, per ragioni legate alla sensibilità ambientale, non vogliono più usare fitofarmaci, e molti appassionati che non possono più reperirli a causa del cambio delle normative, hanno una crescente disaffezione verso questo obbiettivo. Anche gli estremi termici raggiunti in queste ultime estati, e una maggiore consapevolezza e/o limitazione all’uso dell’acqua per irrigare, sono altri aspetti che stimolano ragionamenti critici verso un modo precostituito di curare il prato.
Avere un prato perfetto è quindi possibile?
Il nostro obbiettivo resta quello di avere un prato perfetto sotto ai nostri piedi per tutti i 12 mesi dell’anno? Bene, allora si deve essere consci che si dovranno sempre più mettere in atto strategie e risorse economiche per ottenere l’obbiettivo prefissato.
Se invece iniziamo ad essere stanchi di lottare per la perfezione del prato, allora secondo me è tutto ok: non vi state sbagliando, e non avete perso l’entusiasmo; vi state solo rendendo conto che le energie spese, sotto ogni aspetto che si vuole prendere in considerazione, alla luce di come sono cambiate le normative e la sensibilità ambientale, ci spingono ad abbandonare questa concezione di prato perfetto, verso una concezione più easy, ovvero prato e basta.
Prato e basta significa che si può tornare ad avere un prato ingiallito nei mesi estivi, che possano esserci delle infestanti, che possa addirittura essere secco nei mesi invernali.
Nella zona climatica di transizione degli Stati Uniti (ovvero gli stati centrali) vengono molto spesso usate essenze macroterme (tipo la gramigna) per costituire i tappeti erbosi. Durante i mesi invernali a causa del freddo la gramigna diventa gialla (dormienza) e tutti (molti) hanno il prato giallo, ma nessuno si lamenta: è normale che sia cosi, per contro in estate avranno un prato verde con poca irrigazione, e che richiederà poche energie per avere un prato bello.
Devo precisare che gli Stati Uniti sono il luogo dove la cultura del tappeto erboso è diventata una scienza, moltissimi dei materiali che usiamo noi per i nostri prati (sementi e fertilizzanti) provengono dagli Stati Uniti.
A titolo esemplificativo la foto mostra un classico miscuglio di prato Festuca arundinacea e Poa pratensis sul lato destro e una varietà di gramigna sul sinistro; la foto è scattata dopo 12 giorni che entrambe le essenze non ricevevano irrigazione. Credo che facilmente si possa apprezzare come il lato destro (Festuca e Poa) sia in una condizione di fortissimo stress idrico, mentre la gramigna al lato sinistro non sembra neanche accorgersene della mancanza di acqua.
Per contro nei mesi invernali il prato di Festuca e Poa tornerà bello verde, mentre la gramigna a causa del freddo diventerà gialla.
La cultura del tappeto erboso, come del resto accade per ogni ambito della nostra vita, è in continua evoluzione e quasi sempre ci si evolve verso il meglio, verso obbiettivi più carichi di significato, che appaghino anche aspetti che prima non si vedevano o non si apprezzavano. Un prato è sempre bello nella condizione propria in cui si trova in un dato momento. Agli occhi di chi? Agli occhi di chi non si limita a considerarlo come un biglietto da visita, ma è conscio di avere sotto ai suoi piedi un’ essenza vivente che ha bisogno si di cure, ma non di forzature.
Un approccio più naturale sia per quanto riguarda i prodotti per la cura del prato, ed una maggiore consapevolezza per cogliere che il prato può avere dei momenti di difficoltà in certi periodi dell’anno, qualche imperfezione dovuta ad eventuali infestanti, non sono più sinonimo di trascuratezza, ma solo di una maggiore competenza.